martedì 19 agosto 2008

Quando anche i boia vengono osannati

Criticata aspramente la Croazia per la scelta di celebrare funerali solenne al boia Dinko Šakić, il responsabile del campo di detenzione degli ustaša a Jasenovac durante la seconda guerra mondiale. È parso soprattutto fuori luogo il discorso del sacerdote Vjekoslav Lasić, convinto che condannare Šakić significhi condannare «la Croazia e il suo popolo» e che «ogni croato onesto dovrebbe onorare» il suo nome.
Molto duro sull'accaduto Efraim Zuroff, direttore del Centro Simon Wiesenthal di Gerusalemme, che ha affermato: «L’idea che l’ex capo di Jasenovac, indubbiamente uno dei peggiori campi di concentramento attivi in Europa durante la Seconda guerra mondiale, dove sistematicamente venivano uccisi molti innocenti (serbi, ebrei, croati antifascisti e rom) possa essere sepolto in divisa ustaša, nonché lodato da un prete come modello per tutti i croati, è un’offesa a tutte le vittime degli ustaša e alle persone di coscienza in tutto il mondo». Dello stesso avviso l’associazione dei giovani antifascisti di Zagabria che in una lettera al cardinale Josip Bozanić, rimarca come la Chiesa cattolica «dovrebbe dimostrare che si è davvero liberata degli oneri del passato, e che non tollera più sacerdoti che celebrano i crimini commessi dagli ustaša, né la cosiddetta NDH (Nezavisna Država Hrvatska, Stato Indipendente della Croazia) di Ante Pavelić».
Dure critiche anche per il «benvenuto euforico tributato» a Zvonko Bušić, terrorista internazionale condannato all'ergastolo e poi graziato e considerato da alcuni in patria "un eroe" (soprannominato, per giunta, il "Mandela croato").

Fonte: Osservatorio sui Balcani


Piccolo focus sul termine "ustaša", che non conoscevo.

«Termine croato (ribelli) con cui si autodefinirono i militanti del movimento nazionalista croato promosso da Ante Paveli nel 1929. Già dichiarati fuorilegge a causa dei loro metodi terroristici e ostili al re Alessandro I di Iugoslavia e alla sua politica filoserba, ne organizzarono l'assassinio (1934). Grazie ai loro legami con i nazionalsocialisti tedeschi e i fascisti italiani, nonché alla loro ideologia d'estrema destra e antisemita, una volta invasa e occupata la Iugoslavia nella seconda guerra mondiale (aprile 1941), i nazifascisti concessero agli ustasa la possibilità di guidare uno stato croato solo formalmente indipendente, in realtà esempio di collaborazionismo. Essi diedero vita a un regime di terrore, le cui vittime principali furono ebrei e serbi, e combatterono al fianco dei tedeschi. Dopo la violenta guerra civile contro i partigiani comunisti capeggiati da Tito (quando i contrasti ideologici si fusero con quelli etnici antiserbi) furono processati e giustiziati in gran numero nella nuova Iugoslavia a regime comunista».

Fonte: http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u023.htm

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