martedì 26 agosto 2008

"La storia dei sogni danesi", di Peter Hoeg

Inizio col dire che è stato uno dei libri più faticosi che ho letto. È da un annetto che l'ho in ballo e le prime pagine (le prime 100-150 per l'esattezza) sono state un po' ostiche. Dunque, abbiamo di fronte - imho - un'opera che fa storia a sé: incentrata sul tempo, sul ricordo, sulla memoria, la scrittura che Peter Hoeg sceglie per questo suo romanzo d'esordio è una scrittura che paradossalmente va oltre il tempo e la Storia... Andando avanti con il racconto dimentichiamo costantemente il dove e il quando ci troviamo, coordinate fondamentali per la narrazione, tanto che l'autore stesso si sforza spesso di rimarcarle... I personaggi, ultraterreni e solitari, sono carne e desiderio, epigoni di una società immutabile ma che, in verità, ha iniziato inesorabilmente a muoversi verso il futuro. Hoeg inscena in questo suo personale teatro l'intera storia della società danese, le sue speranze e contraddizioni, dando ad essa una voce, dei sentimenti, un corpo... A metà tra il capolavoro e l'opera stravagante, questo di Hoeg è uno di quei libri che merita/necessita di una o più riletture per poter essere apprezzato appieno...

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